Il ritorno di Blanca
Autore: Patrizia Rinaldi
Edito da Edizioni E/O
“Non
mi faccio capace che l’odore del tradimento arrivi prima di lui, ma con me fa
così: somiglia ai vapori dello zucchero fermentato, che salgono nel naso e poi
continuano fino al cervello.
L’infedeltà
si dice in anticipo, è un rumore di foglie che si staccano e se ne vanno prima
che l’albero sia svestito dal vento.”
(…)
“L’inganno ha un aroma tutto suo, invecchiato in anni di
esercizio.”
Sin
dalle prime pagine di questo libro ho intercettato la forte umanizzazione che
caratterizza il personaggio di Blanca Occhiuzzi, un detective ipovedente il cui
cognome riecheggia d’ironia, tormentata dalla percezione dell’inganno inteso
nel suo senso più vasto: come discrepanza tra apparenza ed essenza, tra
intuizione ed estenuante ragionamento, tra la capacità di percepire il non
visto e l’incapacità di osservare il vedibile.
“Quelli
che si dichiarano deboli, loro sì che sono capaci di annunciare la propria
scarsa resistenza, hanno sempre in bella mostra una scatola di cartone che
mette in guardia chi si avvicina: attenzione, fragile. Chi ha scelto di dirsi
forte non può avere l’avviso scritto sul cartone. Non c’è nessuna parola che
dica: attenzione, pure lei è fragile, almeno in alcuni punti. Si piega in due
lo stesso, si riduce in frantumi lo stesso. Chi si ostina a dirsi forte si
ripara in solitudine, come può, ma riparte con qualche pezzo mancante, perduto
senza poterne esibire la croce.”
(…)
“Immagino
la semioscurità della stanza. L’infedeltà sarà contenta delle tende chiuse, si
trova bene nella penombra, sta a suo agio nel mistero. Eppure ho un vantaggio:
il tradimento che agisce nello scuro non lo sa che il buio è anche roba mia. Ci
affronteremo in una lotta tra pari. Per me, dare al nemico le spalle o il petto
è la stessa cosa. Non lo posso comunque guardare in faccia.
Mi consolo da sola: se perdo c’è sempre la fuga, me ne so
andare.”
Quando parlo di umanizzazione intendo questo. Blanca sa
denunciarsi consapevole delle proprie difficoltà, delle mancanze, delle
fragilità ma, al contempo, sa prendersene cura escogitando una strategia,
sebbene di fuga, che possa in qualche maniera fungere da elemento protettivo.
Non
credo sia un caso che il libro si apra su una panoramica di intrecci
relazionali e di “sofferenze” personali; del resto le indagini e i rapporti tra
i vari personaggi sembrano correre su binari paralleli, in una corsa
simmetrica. Tuttavia, proseguendo nella lettura si ha la sensazione che le
indagini tardino a trovare una risoluzione proprio perché i vari personaggi,
intrappolati nella propria bolla individualistica, tendono ad acquisire le
informazioni sui casi senza raccordarle a quelle rilevate dal resto del gruppo.
Sono pezzi spaiati di uno stesso puzzle.
Ma
Blanca si spinge oltre perseverando nel tutelare la sua maschera di “animale
selvatico” concedendosi all’amore di un uomo che non ama e a una figlia,
adottiva, di cui ha scelto di prendersi cura. È un animale fedele, Blanca, ma a
proposito della fedeltà dice:
“ (…) tu non lo sai, ma ti porti con te tutto questo e io
non voglio esserti fedele, perché ho un carattere insidioso che può pure
ammazzare per difendere una promessa. Può ammazzare soprattutto me, e per il
momento non me lo posso permettere, non posso più essere fedele all’amore e al
tentativo spasmodico di mettere a posto questi pezzi di me che insieme fanno
solitudine. Io non posso promettere più.”
Patrizia Rinaldi vive e lavora a Napoli. È laureata in Filosofia e si è
specializzata in scrittura teatrale. Ha partecipato per diversi anni a progetti
letterari presso l’Istituto penale minorile di Nisida. Nel 2016 ha vinto il
Premio Andersen Miglior Scrittore. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo La compagnia dei soli, illustrato da
Marco Paci, (Sinnos 2017), vincitore del Premio Andersen Miglior Fumetto 2017, Un grande spettacolo (Lapis 2017), Federico il pazzo, vincitore del Premio
Leggimi Forte 2015 e finalista al Premio Andersen 2015 (Sinnos 2014), Mare giallo (Sinnos 2012), Rock sentimentale (El 2011), Piano Forte (Sinnos 2009). Per le
Edizioni E/O ha pubblicato Tre, numero
imperfetto (tradotto negli Stati Uniti e in Germania), Blanca, Rosso caldo, Ma già prima di giugno (Premio Alghero 2015) e
La figlia maschio (2017).
Patrizia imprime su carta una scrittura a dir poco strabiliante; poetica,
fluida, emotiva. L’uso del “voi” e di quell’intercalare tipicamente napoletano,
che non è mai eccessivo o pastoso, rimandano al vociferare delle strade
rionali, all’odore del caffè, alle chiacchiere, ai panni stesi al sole che
impregnano l’aria di odore di bucato.
È
un quadro, il suo, di cui ho apprezzato ogni cosa. Cornice compresa.
#thrillenord #recensione
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