Titolo originale: The last child
Autore: John Hart
Traduzione: Monica Pezzella, Daniela Pezzella
Edito da Nutrimenti
Johnny
aveva imparato presto. Se qualcuno gli avesse chiesto perché era diverso dagli
altri, perché era così impassibile e perché i suoi occhi sembravano ingoiare la
luce, avrebbe risposto così. Aveva imparato presto che non c’erano luoghi
sicuri, neanche il cortile, il giardino e il portico di casa, nemmeno la strada
tranquilla che tagliava il confine della città. Nessun posto sicuro, e nessuno
a proteggerlo.
L’infanzia era un’illusione.
Johnny è un tredicenne che si ritrova d’improvviso a
dover fare i conti con l’assenza fisica di sua sorella Alyssa, rapita in
circostanze sospette e poco chiare, un padre che ha abbandonato la famiglia
perché incapace di sopportare il rimorso di non aver saputo evitare il
rapimento e una madre chiusasi nei suoi tormenti, nel suo dolore, che non
adempie più ai suoi doveri di genitore, neppure quelli affettivi, vittima di un
uomo che sembra più odiarla che volerle bene.
Conoscevano Ken da moltissimo tempo; ma in realtà non lo
avevano mai conosciuto. Il padre di Johnny era un appaltatore, per il quale Ken
aveva costruito quartieri interi. Insieme avevano lavorato bene perché suo
padre era sveglio e competente, e perché Ken era abbastanza furbo da
rispettarlo. Per lo stesso motivo, Ken era sempre stato gentile e corretto
anche dopo il rapimento, finché il padre di Johnny non aveva più retto il
dolore e il senso di colpa. Ma quando il padre di Johnny se ne era andato, il
rispetto di Ken era sparito, e lui aveva cominciato a presentarsi in casa loro
molto più spesso. Adesso era lui che comandava. Sua madre ne era completamente
succube: la costringeva a non vedere nessuno e la lasciava libera di bere e
imbottirsi di farmaci.
Johnny
si fa caparbio e intrepido, elabora teorie sul rapimento di Alyssa, indaga
parallelamente e di nascosto dalla polizia e dal detective Hunt, di notte
visita luoghi pericolosi ai margini della contea, guidando l’auto di sua madre,
e raccoglie indizi, talvolta ricercando la complicità del suo migliore amico
Jack Cross.
La gente non ci stava con la testa. Questo il poliziotto
doveva saperlo bene. Johnny non ricordava neanche più quanti erano gli steccati
e le finestre da cui aveva sbirciato. Si era presentato a casa della gente a
ogni ora del giorno e della notte, e aveva visto cose assurde. Cose che gli
uomini facevano quando erano soli e pensavano di non essere osservati. Aveva
visto ragazzini sniffare droga e vecchi mangiare cibo raccolto dal pavimento.
(…)
Ma Johnny non era uno stupido. Sapeva che i matti possono sembrare normali.
Per questo stava attento a non farsi vedere. Le scarpe ben allacciate e il
coltello in tasca.
Johnny
afferrò Jack per la camicia e lo sollevò. “Muoviti”, disse.
“Dove
andiamo?”
“Tu
muoviti e basta”.
Lo
trascinò fino al pickup. “Aspetta qui”.
“Amico…”.
Ma
Johnny non lo ascoltava. Incurante delle pattuglie della polizia, provò ad
aprire la portiera del furgone di Steve. Chiusa a chiave. In giardino, staccò
un blocco dal marciapiede già mezzo rotto. Tornò dritto al furgone, il mattone
nella mano destra alzata. Spaccò il finestrino, infilò un braccio all’interno e
aprì il vano portaoggetti. Poi tornò al pickup, agguantò la bottiglia dalla
mano di Jack e la scagliò nel buio. Allungò a Jack la scatola di cartucce.
“Tieni queste”.
“Che
roba è?”
“E
questa”. Gli cacciò in mano la pistola.
“Oh,
merda”.
Johnny
aprì la portiera e puntò gli occhi sull’amico. “Ci vieni stavolta?”
“Oh,
‘fanculo”, disse Jack, e Johnny mise in moto.
Johnny impara alla svelta a dover fare da solo, a fare i
conti con la solitudine, a capire quanto sia debole e impenetrabile e cupo
l’animo delle persone; incontrerà uomini folli, come Freemantle e i suoi riti,
la paura dei corvi, dei fulmini, della propria debolezza. Vedrà da vicino la
morte, conoscerà la sofferenza ma, al contempo, imparerà la riconoscenza,
l’affetto incondizionato, il perdono.
John Hart è autore di sei romanzi, pubblicati in trenta lingue e oltre settanta paesi. Unico scrittore nella storia a vincere per due volte il prestigioso Edgar Award, è stato premiato anche con il Barry Award, il Southern Independent Bookseller’s Award for Fiction, lo Ian Fleming Steel Dagger Award, il Southern Book Prize e il North Carolina Award for Literature.
In questa narrazione, evocativa e carica di suggestione,
prendono forma e corpo delle ambientazioni campestri particolareggiate,
descrizioni puntuali e precise che non scadono mai nella noia o nella
ridondanza; personaggi tenacemente caratterizzati dai quali il lettore ha
l’impressione di potersi aspettare di tutto.
La trama è ben articolata, intrecciata su fili solidi ben
incastrati in un telaio di robusta qualità. Il finale mi ha sorpresa, rapita,
impressionata.
In questo thriller, assolutamente strepitoso, non si ha
la risoluzione del caso (o forse sarebbe meglio parlare al plurale) se non alle
ultime battute.
Nessuno sembra essere ciò che appare, nessuno al sicuro,
nessuno mai del tutto innocente.
Federica Lombardozzi Mattei
#thrillernord
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