Titolo:
Uno spazio minimo
Autore:
Rosalia Messina
Editore:
Melville Edizioni
Angelica Alabiso, la maggiore di tre figli, è
una bambina silenziosa, che racconta il suo vissuto di figlia, non voluta e mai
compresa, che si rifugia nella fantasia per allentare le tensioni interne alle
quali non sa dare un nome.
“(…) In certi momenti
voglio vivere nelle favole che leggo allora, il mio amico laccio si comporta
benissimo e diventa… può diventare qualunque cosa, un animale, una fata,
insomma…è vivo, ecco. È vivo e mi parla. E io pure gli parlo dentro la mia
testa (…)”
La cecità emotiva di sua madre Maria, donna disattenta
che ha una visione della vita piuttosto grossolana e superficiale, e un padre disinteressato del
mondo, chiuso nel suo lavoro e tra le pareti delle poche
certezze di cui dispone, porteranno Angelica ad un “mutismo elettivo” del quale Enrico Caruso,
psicologo psicoterapeuta, ci parla in maniera chiara ed esaustiva nello spazio
dedicato alla Postfazione; tale silenzio rappresenterà per “l’uomo nero” un alleato, un complice.
E poi ci sono i punti di vista di Marianna e Germano, i
suoi fratelli, e quello del padre che si alternano durante la narrazione e che sembrano guardare nella stessa direzione, sebbene con occhi e vissuti diversi, dando della medesima realtà una diapositiva molto
dissimile e a tratti contrapposta.
“Fin
da bambina mi sono sforzata di costruirmi una personalità differente dalla sua,
ma devo arrendermi alla genetica, tanto più forte delle buone intenzioni.”
E poi arriverà la parte
più difficile, quella del suo percorso di psicoterapia, un cammino
doloroso e feroce all’interno di quelle vicende dimenticate che le tornano indietro
con l’energia di uno schiaffo; un ruolo di figlia puntinato di sensi di colpa,
di inadeguatezza, di sentimenti irruenti e, delle volte, incontenibili; i matrimoni falliti, gli aborti, l'assenza del padre, la malattia. Di sua
madre dirà:
“Se non sono impazzita
è perché sono riuscita a non odiarla a tempo pieno, ogni tanto mi sono riposata
e ci sono state perfino volte in cui mi è sembrato di volerle bene.”
Con l'aiuto di Marianna,
attraverso le foto di cui dispongono e i racconti di lei, Angelica tenterà di risanare gli squarci sul drappo della memoria:
“I decenni si sono
accumulati allontanandomi dall’uomo nero, dalla sordità adulta e dal mutismo
che le opposi; su tanta strada ho impresso orme che il tempo si è incaricato di
sbiadire e poi cancellare.”
Rosalia Messina |
Rosalia Messina è nata a Palermo
nel 1955. Vive in giro per l’Italia: gli affetti e il lavoro la portano da
Bologna a Milano, a Napoli, in Sicilia. Laureata in Giurisprudenza, svolge una
professione giuridica che le consente di fare quotidianamente due delle cose
che ha sempre amato di più: leggere (non solo libri e articoli giuridici) e
scrivere. Ma scrivere di Diritto a un certo punto non le è bastato più; così,
in età matura, ha realizzato il vero sogno della sua vita, cioè scrivere
narrativa. Ha pubblicato nel 2010 una raccolta di racconti (Prima dell’alba e subito dopo,
PerroneLab; in versione e-book con Youcanprint), testo vincitore, fra l’altro,
del premio “Città di Mesagne 2010” e, nel 2013, due romanzi brevi: Più avanti di qualche passo (ed. Città
del sole) − vincitore del premio “Angelo Musco 2012” come inedito e del premio
“Città di Reggio Emilia 2013” da edito − e Marmellata
d’arance (ed. Arianna), vincitore del premio “Metauros 2016”. Nel 2014 ha
pubblicato il romanzo Gli anni d’argento
(Algra Editore); nel 2015 il libro per bambini Favole a colori (Algra Editore) e nel 2016 il romanzo Morivamo di freddo, edito - in digitale
e in cartaceo - da Durango Edizioni. La versione teatrale del romanzo Marmellata d’arance, realizzata insieme
alla sorella Anna, ha vinto il premio “L’Artigogolo 2017”, sezione
“Drammaturghi esordienti” (il testo sarà pubblicato nei prossimi mesi, in forma
monografica, dalla casa editrice Chipiuneart).
Ha collaborato con i magazine on
line Libreriamo e LetteraTu;
purtroppo in questo momento il tempo libero già scarseggiante si è
ulteriormente ristretto (Rosalia ha la fortuna di dormire poco, ma scendere al
di sotto delle quattro ore sarebbe mortale anche per lei) e riesce ad
affacciarsi sporadicamente e con poche righe soltanto su Tramando, blog gentilmente ospitato sul sito dell’amico musicista
Danilo Venturoli, con il quale è iniziata una collaborazione − che dovrebbe nel
tempo dare i suoi frutti – in cui s’intrecciano la musica di Danilo e le parole
di Rosalia.
Fra breve Oakmond Publishing
pubblicherà il romanzo Uno spazio minimo (già
edito in cartaceo da Melville edizioni).
Rosalia ci
parla dello spazio minimo di un ascensore, di un ricordo, della parola, di un
corpo refrattario alla vita e lo fa attraverso una scrittura fresca ed emotivamente
potente. Un viaggio narrativo, questo, che val la pena di intraprendere.
"Come tutti, ho amato e
ho attraversato il disamore. Sono stata amata, spesso male, ho abbandonato e
tradito e sono stata abbandonata e tradita. Ho vinto e perso, ho creduto di
penetrare il senso della vita e mi sono voltata indietro chiedendomi se davvero
quel senso mi fosse chiaro, se invece non stessi brancolando nel buio. Ho avuto
paura e le sono andata incontro. Ho avuto paura e mi sono bloccata. Ho
rinunciato e osato. Mi sono ammalata e sono guarita. Sono cambiata e sono rimasta
uguale. Sono rimasta viva. Sono arrivata in fondo a giornate che erano iniziate
faticosamente. Ho sperato e disperato. E sono qui: Angelica Alabiso, madre, ex moglie,
avvocato.
(...)
Una donna fragile, e dura
come sono i fragili. Nulla di speciale, una persona la cui vita si potrebbe
riassumere in poche parole: sono nata, sono cresciuta, sono viva, morirò. E mi
va bene, mi piace. Mi basta."
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