Testo:
Voglio vivere una volta sola
Autore:
Francesco Carofiglio
Edito
da Piemme (2014)
“Io non sono un angelo.
Non volo, non sono capace.
Mi muovo per le strade
di pioggia e mi bagno. Mi siedo sulla sedia libera nella stanza.
Non mi ricordo altre vite.
Soltanto questa, la nostra vita.”
Violette
é una bambina mai nata, che vive grazie ai pensieri che le dedica la sua
famiglia; una madre eccessivamente premurosa, due fratelli maschi che la
avrebbero desiderata per motivi assai diversi tra loro, e un padre indaffarato
nel lavoro e quasi del tutto incapace di assumersi la responsabilità del suo
ruolo genitoriale.
La
narrazione è ambientata in diversi luoghi cui la famiglia si ritroverà a vivere
per necessità di vita/lavoro: Roma, Parigi, e una piccola città della Bretagna
dove si concluderà la storia. La trama si muove lungo dei binari che stanno a
metà tra il poetico e il surreale; l’evolversi catastrofico di vicende di vita
familiare che si concluderanno con due allontanamenti e un abbandono.
Violette
segue questo evolversi dei fatti mantenendo sempre viva in sé la speranza che
la sua famiglia non stia cadendo in rovina, e che non smettano di alimentare
quei pensieri di lei che la tengono ‘in vita’. “Smetterò di esistere quando l’ultimo di loro smetterà di pensarmi”, dice
la bambina a un certo punto della storia. E questo accadrà, nel più romantico
dei modi.
Quella
di Carofiglio è una scrittura semplice, discreta, e con una nota poetica. I
paragrafi sono ariosi, i dialoghi non eccessivi e mai scontati.
“Una volta, molti anni fa, papà ci disse che
la morte non esiste. Che nasciamo e moriamo, sì, ma alla fine quello che resta
rimane nei pensieri, o nel cuore.
«Cos’è quello che
resta, papà?»
«Quello che tieni con
te, Jean. Quello che vuoi conservare.»
«E se mi dimentico?»
Federica
Lombardozzi Mattei
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