Testo: La ragazza del treno
Titolo originale: The girl on the Train
Autore: Paula Hawkins
Edito da Piemme (2015)
Traduzione a cura di Barbara Porteri
Genere: thriller
Paula Hawkins è una scrittrice inglese con un trascorso da giornalista.
Paula ci parla della vita di Rachel, un’esistenza che di per sé interesserebbe a poca gente. Rachel, difatti, vive sola, non ha amiche, ha un lavoro che non ama ed è stata mollata da poco da quello che credeva essere l‘uomo giusto. L‘unico momento interessante della giornata, è quando prende il treno delle 8:04 per viaggiare dalla periferia di Londra verso il centro città. Durante quei 54 minuti di viaggio, Rachel si gode la comodità e l‘accoglienza del vagone, si guarda attorno, elabora fantasie. A metà tragitto, come di consueto, il treno si ferma a un semaforo, e lei guarda oltre il vetro, verso la villa al civico 15. Sulla loro terrazza Jess e Jason, (questi i nomi di fantasia che Rachel ha deciso per loro), conducono la vita perfetta che tutti vorrebbero avere. Ma una mattina Rachel, su quella terrazza, vede qualcosa di insolito, allarmante, che la sconvolge e la porterà a intrecciare la propria esistenza con quella dei due ragazzi. Ma cosa ha visto davvero Rachel?
A un certo punto della storia si ha come l‘impressione che non stia tanto guardando fuori ma dentro di sé; l'alcol, le distrazioni emotive, un lavoro che non appaga e la costante sensazione d’essere “sbagliata”. Di solito, chi scrive un diario, come fanno la protagonista e le antagoniste di questo romanzo, vuole puntualizzare a se stesso ciò che accade in quel periodo presente, senza pensare al passato, per quanto esso contenga in sé dell’irrisolto. Questi diari offrono più punti di vista, un po’ come guardare con tanti occhi nella stessa direzione.
Armandosi di una scrittura semplice ma non semplificata, intensa e fluida, la Hawkins travolge il lettore inserendo continui colpi di scena, ribaltamenti della trama, e sospettati insospettabili. È un thriller dal finale impareggiabile, inaspettato e che si farà ricordare.
“Mi ha sistemato davanti la tazza e si è seduto al tavolo, intrecciando le mani. Siamo rimasti in silenzio per un po’; avevo caldo ed ero a disagio, non sapevo cosa dire. Non ricordavo nemmeno più perché mi trovavo in quella casa. In lontananza ho sentito il rumore del treno: mi ha rassicurata.”
Federica Lombardozzi Mattei
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