Titolo:
La virtù breve
Autore:
Stefano Savastano
Edito
da: Edizioni della sera
“Legittimarsi a un confronto non è sempre la
strategia migliore quando non si hanno le forze per sostenerlo.”
Si
apre così il racconto che vede l’avvocato Venezuela seduto al tavolo di un
ristorante nel centro di Madrid in compagnia di Katia, una ragazza appena
conosciuta.
Gli
episodi narrati subiscono continue virate, ad opera di un narratore onniscente che
ci porta avanti e indietro nella vita del protagonista, riacciuffando dal baule
dei ricordi vicende appartenenti al suo passato ovvero aneddoti, eventi e
tragedie della sua giovinezza. Attraverso questo resoconto di vita, Katia si
forma l’immagine dell’avvocato Venezuela come di
“un
uomo che non riflette troppo, se non per niente, sulle conseguenze dei propri
gesti”.
In questo raccontare, che si avvale di una forma linguistica priva di fronzoli, diretta, e “a tratti esasperata”, confluiscono pensieri, valutazioni e nevrosi manifeste
e chiare.
L’avvocato
Venezuela possiede un “handicap sociale”, è uno sconclusionato emotivo, privo
di regole e di buon gusto, divoratore seriale di fattezze femminili. O almeno
lo è stato.
Poi
la svolta, un percorso personale e solitario che lo porterà a una consapevolezza,
necessaria ma spietata, dalla quale non potrà salvarsi.
Stefano Savastano è nato a Busto Arsizio nel 1973; si è formato in cinematografia e comunicazione al Dams di Bologna e all'Università Complutense di Madrid. Lavora come consulente per la produzione cinematografica e come autore di testi per la comunicazione. La virtù breve è il suo primo romanzo.
La
scrittura di Savastano possiede una lucidità consapevole, è ironica e a tratti
aggressiva. Credo che l’autore abbia voluto sovvertire volutamente la forma del
suo narrare, riuscendo appieno nel tentativo, al fine di creare delle nuove
prospettive emotive e orizzonti narrativi differenti.
“Quanto in profondità può scavarti un’emozione?
Quando una sensazione smette di essere un’emozione? Quando viene sopraffatta
dal potere del pensiero. Artificiale e prepotente.”
Nessun commento:
Posta un commento